Werner Bischof. “Retrospettiva”

Fino al 16 febbraio a Palazzo Reale a Torino.

Copertina-Bischof_2

Sintetizzata in un bel catalogo curato da Dario Cimorelli e Alessandra Olivara, con testi di Angela Madesani e un’interessante esclusiva intervista rilasciata da Marco, figlio dell’artista svizzero, è visitabile fino al prossimo 16 febbraio, a Torino, una bellissima “Retrospettiva” di Werner Bischof (Zurigo, 1916 – Perù, 1954), uno tra i più importanti fotoreporter del XX° secolo, per molti anni membro della Magnum Photos. Una proposta culturale di largo respiro con al centro un percorso di ricerca fotografico di grande qualità, estremamente interessante iconicamente, allestita nelle sale di Palazzo Reale, cariche di storia e di storie, di memoria, di fascino e di passato, location di prestigio per un progetto espositivo di prestigio, in una delle residenze urbane più imponenti del patrimonio artistico di Torino.
Werner Bischof arriva nel capoluogo piemontese dopo Henry Cartier-Bresson e Robert Capa, due dei fondatori della famosa Agenzia americana, insieme a David Seymour, George Rodger e a William e Rita Vandiverth. Una “Retrospettiva” di alto livello linguistico-narrativo strutturata in sette sezioni, bene impaginata e corredata da inserti descrittivi che permettono all’osservatore di accedere in diretta, durante la visita, a informazioni importanti che lo aiutano a percepire subito la dimensione e la valenza dell’esposizione, unitamente alle capacità tecniche, compositive e narrative del fotografo svizzero. Un “personaggio”, indubbiamente, da sempre considerato “Un fotografo impegnato”, oltre che un “Fotoreporter umanista”, per via di quella sua spiccata capacità empatica e del suo totale rifiuto di ogni forma e/o manifestazione di sensazionalismo.
Werner Bischof ha un proprio modo di essere Fotografo, un proprio “Opus fotografico”. Il suo modo di esprimersi, perfetto nella forma ed efficace e incisivo dei contenuti, ha permesso di influire sulle società in termini positivi dal punto di vista dell’impegno sociale e, al contempo, di dare un grande contributo alla crescita e allo sviluppo della moderna fotografia. Werner Bischof si è imposto all’attenzione del mondo culturale e artistico per la qualità della ricerca e per quei suoi scatti immediati, efficaci, solenni, profondi. Egli s’interessa di tutto perché è convito che sempre, in ogni momento, da tutto e da tutti, c’è da imparare. Nel 1954, a soli 38 anni, muore in un incidente automobilistico sulle Ande peruviane, 9 giorni prima di Robert Capa. Celeberrima la fotografia del ragazzo che suona il flauto, realizzata nei pressi di Cuzco, pochi giorni prima della morte.
Fausto Raschiatore

03
order baclofen online